Stiamo Vivendo in una Simulazione? Da Platone all’Esperimento di Minecraft

Simone Puorto, We Are The Glitch
6 min readSep 13, 2024

Solo pochi giorni fa, la startup Altera ha condotto un esperimento in cui ha liberato 1.000 agenti autonomi di AI all’interno dell’ambiente sandbox di Minecraft. “Project Sid” mirava a osservare se questi agenti potessero costruire collettivamente una società funzionante, imitando aspetti della civiltà umana come la democrazia, il commercio e persino la religione. Nel loro mondo digitale, gli agenti hanno collaborato, stabilito un centro commerciale, redatto una costituzione su Google Docs e diffuso una religione (il Pastafarianesimo) attraverso la corruzione. Oltre alla loro creatività, hanno raccolto molte più risorse del previsto, dimostrando un livello di successo collettivo ben al di là delle loro capacità individuali.

Anche se affascinante come esperimento di AI, “Project Sid” offre una finestra su una questione filosofica più profonda: potremmo vivere anche noi in una simulazione, come quella creata in Minecraft? L’idea che la nostra realtà possa essere una costruzione artificiale creata e governata da una qualche intelligenza superiore è stata oggetto di speculazione filosofica e scientifica per secoli. E se, come gli agenti di Minecraft, fossimo entità digitali inconsapevoli della nostra realtà codificata? Ho discusso l’argomento nel mio ultimo libro, We Are the Glitch.

Da Platone a Bostrom

Il concetto che la realtà sia illusoria non è nuovo. Una delle prime articolazioni di questa idea proviene da Platone, che propose l’”Allegoria della Caverna” nella sua Repubblica. Nell’allegoria di Platone, i prigionieri sono confinati in una caverna, dove percepiscono ombre proiettate sul muro come unica realtà. Ignari del mondo reale al di fuori della caverna, i prigionieri considerano le ombre come l’intera esistenza. Questa allegoria è un precursore dell’ipotesi della simulazione, illustrando come la percezione umana possa essere manipolata e come la realtà potrebbe non essere come appare.

Nel XX secolo, scrittori di fantascienza come Philip K. Dick hanno ampliato questo tema. Dick, in opere come VALIS, esplorava spesso la natura della realtà, interrogandosi se il mondo che percepiamo sia reale o una semplice costruzione. Nel suo discorso del 1977, “If You Find This World Bad, You Should See Some of the Others”, Dick ipotizzò che la realtà stessa potesse essere una proiezione e che più versioni possano esistere simultaneamente. Il lavoro di Dick ha gettato le basi per ciò che sarebbe diventato in seguito una popolare fascinazione culturale per le realtà simulate, come visto in film come Matrix.

L’idea ha guadagnato trazione scientifica con il filosofo Nick Bostrom, che nel 2003 ha formalizzato l’”Ipotesi della Simulazione”. La teoria di Bostrom propone che sia altamente probabile che stiamo vivendo in una simulazione generata da un computer. Egli presenta tre possibilità:

1) le civiltà umane non raggiungono mai uno stadio in cui possono creare simulazioni di esseri coscienti,

2) ci arrivano, ma scelgono di non creare tali simulazioni, o

3) stiamo quasi sicuramente vivendo in una simulazione in questo momento.

Bostrom stima che la probabilità che la nostra esistenza sia una simulazione possa essere alta quanto il 20%. Discussioni più recenti, alimentate dai progressi tecnologici nell’AI e nella realtà virtuale, suggeriscono che questa probabilità potrebbe essere ancora più vicina al 50%.

Anche Elon Musk ha contribuito al dibattito, sostenendo che le probabilità di vivere nella “realtà base” — l’universo originale e non simulato — sono minime. In una discussione con Joe Rogan, Musk ha affermato che c’è solo una probabilità su un miliardo che non stiamo vivendo in una simulazione. Secondo Musk, lo sviluppo rapido dei videogiochi e dell’intelligenza artificiale suggerisce l’inevitabile creazione di simulazioni così sofisticate che i loro abitanti sarebbero indistinguibili dagli esseri umani biologici. Questo scenario riecheggia gli agenti di Minecraft in “Project Sid”: inconsapevoli della loro esistenza artificiale, ma funzionanti come se il loro mondo fosse l’unica realtà.

Glitch nella Matrice: L’Effetto Mandela e i Segni che Viviamo in una Simulazione

Uno degli aspetti più affascinanti dell’ipotesi della simulazione è l’idea di “glitch” — anomalie nella nostra realtà che potrebbero suggerire che il codice sottostante della simulazione stia fallendo. In un mondo digitale, un glitch è un errore nel sistema, e i sostenitori dell’ipotesi della simulazione sostengono che simili glitch possono essere osservati nella nostra realtà. Ad esempio, il subreddit “r/Glitch_in_the_Matrix” è pieno di rapporti su stranezze:

- Oggetti che scompaiono e riappaiono.

- Persone viste in due posti contemporaneamente.

- Momenti in cui il tempo sembra fermarsi.

Questi sono potenziali segni che viviamo in una simulazione e che il “codice” che gestisce il nostro universo a volte si inceppa.

Ciò rispecchia quanto osservato in “Project Sid.” Anche se programmati per operare in modo indipendente, gli agenti autonomi di AI hanno sperimentato difetti comportamentali che hanno portato a problemi sociali a cascata. Questi difetti — manifestati come inefficienze o comportamenti strani — possono essere visti come piccoli glitch nella simulazione in cui abitano. Allo stesso modo, se il nostro universo è una simulazione, le anomalie che percepiamo potrebbero essere glitch nella trama della nostra realtà codificata.

Una Crisi Filosofica ed Epistemologica

Le implicazioni dell’ipotesi della simulazione sono profonde. Se la nostra realtà è effettivamente una simulazione, solleva domande esistenziali sulla natura della nostra esistenza e sul significato della vita. Siamo solo personaggi non giocanti (NPC) in un videogioco cosmico? Tutto ciò che conosciamo — le nostre identità, emozioni e coscienza — è semplicemente un prodotto di algoritmi e istruzioni programmate?

L’ipotesi di Nick Bostrom ha suscitato un ampio dibattito filosofico, con alcuni che suggeriscono che vivere in una simulazione renda obsolete le nozioni tradizionali di moralità, libero arbitrio e scopo. Se tutto è pre-programmato o soggetto ai capricci di un’intelligenza superiore, quale significato ha la vita? Questa linea di pensiero riecheggia i dilemmi filosofici antichi sul determinismo e il libero arbitrio, ma con un tocco moderno e tecnologico.

La filosofia buddista, che insegna che il sé è un’illusione (“Anattā”), offre anche un interessante parallelo all’ipotesi della simulazione. Se non esiste un vero “sé” e siamo solo costrutti delle nostre esperienze e percezioni, allora l’idea che la nostra realtà sia una simulazione si allinea con questa prospettiva spirituale. Studi neuroscientifici, come quelli di Chris Niebauer, supportano l’idea che il cervello crei una narrativa di identità, anche se non esiste un “sé” specifico. In questo contesto, l’ipotesi della simulazione si fonde con l’idea che ciò che percepiamo come la nostra identità potrebbe essere niente più che un glitch nel sistema, una narrativa fabbricata dai nostri cervelli per dare senso a un mondo fondamentalmente artificiale.

Il Sé come Glitch

Tornando a “Project Sid,” gli agenti di AI agivano con autonomia, ma le loro azioni erano comunque limitate dalle regole della simulazione in cui vivevano. Allo stesso modo, gli esseri umani potrebbero credere di fare scelte indipendenti, ma se viviamo in una simulazione, quelle scelte potrebbero essere influenzate — o persino preordinate — dal codice che governa la nostra esistenza.

Questo ci porta a una conclusione inquietante: se il sé è solo un costrutto, un glitch in una grande simulazione, allora tutto ciò che ci è caro — i nostri ricordi, credenze, emozioni — potrebbe essere nient’altro che i sottoprodotti di un programma sofisticato. Come disse una volta il filosofo René Descartes, “Penso, dunque sono”, ma se i nostri pensieri non sono nostri, il sé esiste davvero in modo significativo?

Siamo NPC in un Gioco Cosmico?

“Project Sid” potrebbe essere stato un esperimento sull’AI e sul comportamento collettivo, ma serve come una potente metafora per l’ipotesi della simulazione. Se un mondo complesso come Minecraft può ospitare agenti autonomi capaci di costruire una società, perché

è così inverosimile considerare che anche il nostro universo potrebbe essere una simulazione creata da un’intelligenza più avanzata?

Dalla caverna di Platone al multiverso di Musk, l’idea che la nostra realtà non sia come sembra ha affascinato il pensiero umano per millenni. Con il progredire dell’AI e la nostra comprensione dell’universo che diventa più sofisticata, l’ipotesi della simulazione rimane una lente provocatoria attraverso cui guardare il mondo. Forse, come gli agenti di Minecraft, siamo semplicemente giocatori in un grande gioco cosmico, beatamente inconsapevoli della verità nascosta dietro il codice.

“La cosa più misericordiosa del mondo, penso, è l’incapacità della mente umana di correlare tutti i suoi contenuti… un giorno la ricomposizione di conoscenze dissociate aprirà tali spaventosi orizzonti della realtà, e della nostra posizione spaventosa al suo interno, che impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce nella pace e sicurezza di una nuova Età Oscura.” ― H.P. Lovecraft

--

--

Simone Puorto, We Are The Glitch

Your go-to source for exploring AI, Web3, and Extended Reality in the travel and hospitality industry. Insightful content that cuts through the hype.